Monastero del Santo Spirito ad Agrigento
Il monastero di Santo Spirito di Agrigento, sito nel cuore del centro urbano-storico della città, è uno splendido monumento dell’arte chiara montana.
Fu fondato nel 1299 dalla nobile marchesa Rosalia Prefoglio, detta pure "Marchisia" Prefoglio, moglie di Federico I di Chiaramonte, che negli ultimi anni della sua vita decise di donare la struttura alle monache benedettine dell'ordine cistercense a lei molto care.
Gli agrigentini storicamente chiamarono il monastero con il termine dialettico “Bataranni”, in italiano, “badia grande”, per le sue dimensioni imponenti.
L’ingresso al monastero immette in un grande chiostro, ad un giardino con al centro una fontana trecentesca e due archi che sostengono la parete della chiesa confinante al monastero. Sempre al piano terra troviamo tre sale: la cappella, l'aula capitolare e il refettorio. Si accede all’Aula Capitolare attraverso un portale affiancato da due bifore di notevole pregio artistico, caratterizzate da un triplice ordine di colonnine centrali e collaterali. L’Aula presenta due ampie finestre bifore e un soffitto con una serie di arconi trasversali e, in fondo alla stanza, si trova una cripta situata su un piano rialzato. All’estrema destra è il portale di ingresso al refettorio a pianta rettangolare che, diversamente dalle altre due camere, presenta delle finestre monofore e in fondo alla sala una grande finestra bifora.
Al primo piano si trovano quattro sale: il dormitorio caratterizzato da finestre monofore in un lato e delle finestre lunghe e strette, le feritoie dall'altro lato. Sopra le pareti vi sono gli enormi archi ogivali ed il soffitto è costruito in legno a capriate e a cassettoni, realizzato nel seicento; la sala dei marmi che custodisce un importante crocifisso marmoreo del quattrocento dove è raffigurato dalla parte frontale il Cristo con la Maddalena e San Giovanni Battista e nel retro della scultura i simboli che richiamano la resurrezione di Cristo; la sala dei cassettoni caratterizzata da un soffitto ligneo a cassettoni dal quale prende il nome; e la sala della Madre superiora, detta pure sala della Torre, ha forma quadrangolare e colonnine innalzate verso il soffitto fino a formare una volta a crociera con al centro un rosone, presenta una grande feritoia che si affaccia all'entrata del monastero.
Al secondo e ultimo piano si trova il museo etno-antropologica Antonino De Gubernatis e la stanza cartografica e toponomastica.