Chiesa Sant'Agostino a Naro

Davide Mauro - CC4.0
La Chiesa di Sant'Agostino a Naro e l'annesso convento costituiscono un importante complesso religioso del borgo.
L'antico complesso, di dimensioni più modeste rispetto quello attuale, fu costruito nel 1117 da alcuni monaci eremiti della regola di Sant'Agostino. Si ritiene che questi eremiti siano giunti a Naro nel VI secolo per sfuggire alle persecuzioni dei Vandali provenienti dalla vicina Africa, e che si stanziarono inizialmente fuori dall'abitato, in delle grotte del colle Romito, per sfuggire alle persecuzioni dei Vandali provenienti dalla vicina Africa. Si ritiene che San Eustachio da Naro, eremita vissuto intorno al 627, abbia dimorato in questo primo convento. Successivamente, furono scacciati dai saraceni e solo nel 1086 poterono tornare a Naro grazie al Conte Ruggero. Si insediarono così nel sito attuale, un luogo più comodo e vicino all'abitato. Il complesso fu ampliato nel 1254 e nel 1617.
L'attuale facciata fu progettata da Francesco Querni, iniziata nel 1707, ma rimasta incompiuta. Fu completata nel 1815, per opera di Don Felice Vinci, con l'aggiunta del secondo ordine del prospetto, che richiama a grandi linee quello della basilica romana di San Giovanni in Laterano. La facciata, suddivisa in due ordini da una cornice marcapiano e scandita da semplici parastre, è sormontata da una balaustra e statue scolpite da Don Calogero Vinci da Naro, figlio di Don Felice Vinci.
L'interno, a croce latina, custodisce numerose e pregevoli opere d'arte: un crocifisso ligneo del 1535; la statua lignea di San Francesco di Paola, opera di Nicolò Bagnasco; un'acquasantiera marmorea di gusto rinascimentale-gaginesco; un pulpito ligneo di fine 500, su cui è scolpita la conversione di San Paolo; il manieristico sarcofago di Francesco Alacchi risalente al 1606; il monumentale organo, opera di Gaspare Di Franco del 1770; il coro ligneo tardo-settecentesco, opera di maestranze locali; i dipinti l'Estasi di Sant'Agostino e la Madonna con il Bambino ed i SS. Agostino e Scolastica, della scuola del Provenzani; le tela settecentesca del transito di San Giuseppe, opera di Michele Narbone; la tela settecentesca della Samaritana al pozzo e la fuga in Egitto.
Sottostante alla chiesa è la cripta realizzata per la sepoltura dei frati dall'architetto Frà Girolamo Agostino De Cremissa, dell'ordine agostiniano.
Dell'antico convento di Sant'Agostino restano solo alcuni resti. Di particolare pregio è il pregevole portale dell'atrio, che è oggi incorporato nella sagrestia, che insieme ad una bifora, si ritiene facessero parte dell'antica sala del refettorio del convento che si immetteva nel vecchio chiostro. Il portale, con arco a sesto acuto e con colonnine di ordine corinzio, presenta una finissima decorazione che si ritiene risalga a maestranze locali del Trecento. Il portale è completato da una porta settecentesca in noce, con incisi nei pannelli episodi della vita di Sant'Agostino. All'interno della sagrestia sono custodite diverse opere di pregio: una stampa con l'albero genealogico dell'Ordine Agostiniano, opera dell'incisore piacentino Oliviero Gatti; una porta dipinta dal Provenzani; i sei tondi con la Madonna del Soccorso e Santi, collocati nell'antisagrestia.