Basilica di Santa Caterina a Pedara


Basilica di Santa Caterina a Pedara

Davide Mauro - CC4.0


La Basilica di Santa Caterina Alessandrina a Pedara è uno dei più pregevoli esempi di chiese nere dell'Etna.
Un primo edificio religioso nacque nel 1388 in posizione più a nord rispetto l'attuale abitato per volere degli abitanti del luogo e fu dedicato all’Annunziata. Si ritiene che eruzioni e dei terremoti causarono ingenti danni all'edificio ed all'antico abitato e costrinsero gli abitanti a spostarsi a sud e ad erigere un nuovo luogo di culto. La nuova chiesa fu edificata nel 1547 e dedicata a santa Caterina d'Alessandria, fu ampliata nel 1691 e quasi del tutto distrutta nel 1693 dal terribile terremoto della Val di Noto. Fu nuovamente ricostruita nel 1705 per volere del sacerdote Diego Pappalardo. Fu elevata a Basilica Pontificia nel 1996 da S.S. Giovanni Paolo II.
La chiesa si erge imponente sull'ampio sagrato antistante raggiungibile attraverso una breve scalinata. Il sagrato fu realizzato solo alla fine dell’Ottocento ed ha inglobato un’antica cisterna seicentesca.
La facciata è caratterizzata dall'elegante contrasto cromatico tra il grigio scuro della pietra lavica e il grigio chiaro dell'intonaco. Essa risulta scomposta in quattro campate corrispondenti alle tre navate interne ed al campanile.
Di particolare rilievo sono i monumentali portali in pietra lavica con i loro decori commisti: il portale centrale è costituito da doppie colonne arricchite da bassorilievi di putti ed ornamenti floreali, nella parte inferiore, e scanalature nella parte superiore. Le colonne, sormontate da capitelli corinzi, sorreggono un architrave rettilineo, con il fregio scolpito e decorato. Su di esso vi è un timpano spezzato ad arco che raccorda la base della grande finestra con stipiti ed architrave lavorato a bassorilievo. Al di sopra troviamo lo stemma dei baroni Di Giovanni, gli antichi proprietari del casale, unico elemento in pietra bianca.
Altro elemento di pregio che caratterizza la facciata è il campanile articolato su tre livelli: il primo livello, che raggiunge la trabeazione, presenta un rosone cinquecentesco in pietra bianca che proviene dall'antica chiesa del 1547; il secondo livello, delimitato da paraste, custodisce la cella campanaria con una finestra arcuata con il parapetto a colonnine sormontata da un rosone settecentesco; il terzo livello, a forma di torre, presenta una balaustra sorretta da mensole ad archetti in pietra lavica con merli ghibellini, nella parte sovrastante l'orologio, e termina con una parte cuspidale a forma di cono sorretta da un tamburo che la raccorda alla struttura principale. Di particolare pregio è il rivestimento della copertura della cuspide con tessere policrome, che rappresenta uno degli esempi più interessanti di tutta l'isola.
L'interno è suddiviso in tre navate successione di pilastri con arcate a tutto sesto e, sul modello della basilica paleocristiana, è priva di transetto e solo un arco trionfale raccorda l'abside e navata centrale. L'intera aula è ornata dalla pittura ad affresco, opera dell'acese Giovanni Lo Coco e della sua scuola: nella parte centrale sono raffigurate scene della vita e del martirio dei santi Giovanni Battista e Caterina, nell'area absidale scene di vita della santa titolare Santa Caterina.
Di particolare valore artistico e storico è il portale lapideo, in stile romanico datato 1547, considerato il monumento più antico di Pedara, che separa la chiesa dagli ambienti della sacrestia e degli uffici parocchiali. Esso è il portale principale della prima chiesa costruita nel 1547. di particolare interesse sono i 122 chiodi che ancora oggi è possibile osservare nelle ante del suo portone in castagno posti in ricordo delle famiglie che contribuirono alla costruzione della chiesa originaria.
Di particolare pregio è l’altare maggiore/b>, dedicato al Santissimo Sacramento, rivestito di tarsie policrome incastonate che seguono una schema di decorazione floreale e figurativo.
All'interno della chiesa sono custodite diverse pregevoli tele alcune delle quali attribuite al pittore Giuseppe Zacco (1786-1834).

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