Castello Svevo di Randazzo
Il Castello Svevo di Randazzo si trova nel cuore dell'antico Borgo Medievale, nel quartiere di San Martino. E’ la sola rimasta delle 8 torri messe a guardia della città sulla cinta muraria e, per la sua importanza nel sistema difensivo della Città, fu denominata il Maschio
Fu costruito tra l'epoca normanna e quella sveva e fu sede della corte sveva di Enrico VI e Federico II. Si ipotizza che ciò che resta sia solo una parte di un complesso architettonico ben più ampio. Verso la fine del XIII secolo, quando la Corte Aragonese sceglie il Palazzo Reale come residenza estiva, il Castello riacquista la sua finalità militare e diviene sede del Capitano di Giustizia del Valdemone diventando così luogo di detenzione di prigionieri e condannati a morte. I suoi sotterranei vennero trasformati in angoscianti camere di tortura, camere buie dove i condannati venivano calati vivi con l'ausilio di carrucole, ed in altri ambienti, che ancora oggi è possibile visitare, vennero realizzate delle cellette cosiddette a forno dentro le quali non era possibile stare in posizione eretta o distesi , costringendo i prigionieri a stare sempre rannicchiati. Le teste mozzate dei condannati a morte venivano esposte in un gabbione appeso al torrione di ponente. Tali pratiche fecero del Castello, una delle prigioni più spaventose di tutto il Valdemone. Nel 1636 la municipalità ne perde il possesso ed è costretta a vendere l'immobile per le difficoltà finanziarie. Sarà prima dimora di don Carlo Romeo e poi della famiglia Vagliasindi. Nel 1813, in seguito alla legge sull'abolizione della feudalità, il barone Don Carmelo è costretto a cederlo al Comune.
Il castello presenta un nobile prospetto con un portale sovrastato dall'aquila sveva e la torre merlata.
Il castello è oggi sede del Museo archeologico Paolo Vagliasindi.