I Gelsi e la leggenda di Tisbe e Piramo
L’albero dei Gelsi era per i greci una pianta ricca di simbologia, consacrata al dio Pan in quanto simbolo di intelligenza e passione.
Al gelso è legata la leggenda di Piramo e Tisbe, resa celebre dal poeta romano Ovidio nelle Metamorfosi.
La leggenda narra di due giovani babilonesi, Tisbe e Pirano, molto innamorati, che vennero rinchiusi in cantina dalle rispettive famiglie perché non gradivano il loro amore. I due giovani però, tramite una fessura, riuscivano a comunicare tra loro e concordarono un piano per fuggire e vivere liberamente il loro amore. Secondo il piano i due giovani, dopo esser fuggiti separatamente, avrebbero dovuto incontrarsi nel bosco proprio nei pressi di un albero di Gelsi. Tisbe fu la prima a darsi alla fuga ma, vedendo una leonessa nel bosco sporca di sangue, scappò via. Nella corsa perse il suo scialle che la leonessa lacerò. Piramo, giunto nel luogo d’incontro, vide lo scialle di Tisbe lacerato e insanguinato e pensò che la sua amata fosse stata uccisa. Disperato, estrasse un pugnale dalla sua giacca e si suicidò. Tisbe nel frattempo aveva fatto ritorno all’albero di Gelsi e vide Piramo morente in un lago di sangue. Prima che questi morisse, sussurrò qualcosa al suo amato e poi si trafisse con lo stesso pugnale togliendosi la vita.
Secondo la leggenda il sangue dei due giovani innamorati trasformò i frutti dell’albero di Gelso, solitamente bianchi, in frutti neri con un succo di un colore rosso molto acceso.
Per la tragica fine del loro amore, spesso Piramo e Tisbe vengono appellati come i Romeo e Giulietta siciliani.