Leggenda di Scilla e Cariddi


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La leggenda di Scilla e Cariddi narra di gesta mitologiche di dei e mortali nello specchio d'acqua dello stretto di Messina.
La leggenda di Scilla e Cariddi narra di una bellissima Ninfa, Scilla, trasformata dalla maga Circe nell’orrendo mostro a sei teste che da secoli funesta le acque dello Stretto, e di Cariddi, devastante creatura marina creata da Zeus, capace di ingoiare e rigettare l'acqua del mare causando mortali vortici.
Si narra che vicino agli scogli di Zancle dimorasse Glauco, un pescatore della Beozia, trasformato in una divinità marina per aver mangiato l'erba che ridava vita ai suoi pesci e in seguito istruito all'arte della profezia da Oceano e Teti.
Un giorno la ninfa Scilla incontrò Glauco e la visione di questo essere, metà uomo e metà pesce, la terrorizzò a tal punto da farla scappare via. Glauco invece rimase ammaliato dalla bellezza di Scilla e se ne innamorò. Provò inutilmente a trattenerla urlandole il suo amore e narrandole la sua drammatica storia, tramandata a noi da Ovidio nelle Metamorfosi. Spinto dalla disperazione, Glauco chiese aiuto infine alla maga Circe, dea figlia di Elio e della ninfa Perseide, famosa per i suoi incantesimi in grado di cambiare le sembianze degli uomini. Ma con questo gesto Glauco scatenò la gelosia della maga che prima provò a sedurre lo stesso Glauco, ma dopo essere stata respinta riversò la sua furia vendicativa su Scilla trasformandola in un feroce mostro munito di sei teste di cane latranti.
Da quel momento, secondo la leggenda, Scilla si rifugia in preda alla disperazione e alla rabbia in una grotta sotto la Rocca dove sorge il Castello di Scilla, in Calabria.
Sulla sponda Sicula dimora invece un altro mostro, Cariddi. Secondo la leggenda Cariddi era una ninfa dalla voracità insaziabile che per aver rubato dei buoi ad Eracle, fu trasformata da Zeus in un mostro che per tre volte al giorno ingoiava e rigurgitava le acque delle stretto, ingurgitando tutto ciò che si trovava sopra o sotto la superficie del mare.
I due esseri sono condannati a vivere in eterno l’uno di fronte all’altro.
L'origine della leggenda sembra sia dovuta a una particolare formazione rocciosa presente fino al XVIII secolo sotto la rocca di Scilla che avesse le sembianze di una creatura mostruosa che usciva dalla grotta. Accadeva spesso, in tempi passati, che le imbarcazioni venissero spinte, durante le mareggiate, dal mare contro questa rocca. Sulla sponda sicula, invece, le correnti marine generavano dei vortici, che si verificano ancora oggi con minore intensità, che spesso inghiottivano le imbarcazioni, da qui il mostro di Cariddi che risucchiava l’acqua del mare e la rigettava creando enormi vortici.

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