Leggenda delle Sultane di Aci
Shifegu - CC1.0
Le leggende delle quattro sultane di Aci raccontano le storie di donne coraggiose che vivevano in piccoli borghi della costa Ionica.
Le protagoniste si queste leggende sono quattro donne, le quattro sultane di Aci: Stella, Venera, Rosalia e Rosa.
La prima leggenda racconta di Stella. Nel 1582 e all’età di 7 anni, fu rapita dai corsari algerini sulla spiaggia di Santa Maria La Scala, borgo marinaro ai piedi di Acireale, e venduta a Costantinopoli, insieme al fratello, come schiava al sultano Selim II. Stella impara a leggere, a scrivere e a parlare correttamente l’arabo, il persiano e il turco. La fanciulla danza egregiamente e le sue vaste nozioni di storia e geografia affascinano il sultano. Amuratte III, nel 1595, succede al padre Selim II e sposa la giovane siciliana. Stella partorisce 7 figlie femmine, nessun maschio. Seppur privata ufficialmente della corona per non aver dato un erede, Stella rimane la preferita. Bella, intelligente e amata, si piazza tra le figure più interessanti. La rivalsa della schiava, con la forza e il coraggio di conoscere, apprendere e liberarsi.
La seconda leggenda racconta le vicende di Venera, un personaggio sfortunato ma molto forte. Venera, figlia della vedova Lona, conosce Halidè, figlia del Bey di Tunisi. La storia ha inizio nel 1650, quando una flotta ottomana viene sorpresa da una violenta tempesta e una galera superstite si incaglia tra gli scogli della spiaggia di Santa Maria La Scala, borgo marinaro ai piedi di Acireale. L’equipaggio viene catturato dagli abitanti per avviare una trattativa con l’impero ottomano e far avvenire uno scambio con gli schiavi cristiani. L’idea è di Frate Lazzaro che parte successivamente per le trattative che dureranno due anni. Halidè conosce e si lega a Venera. La porta al Castello e poi a Costantinopoli quando Lona muore. Qui, Venera sposa il sultano e l’anno dopo dà alla luce un maschio. Il sultano, però, le chiede di abiurare la fede cristiana e convertirsi. Venera, seppur innamorata, rifiuta e scappa. Fugge con frate Lazzaro, di ritorno da una missione, ma viene rincorsa e uccisa dagli scagnozzi del sultano insieme al religioso.
La terza leggenda racconta le vicende di Rosalia. Durante il matrimonio di un pescatore, la piccola Rosalia fu rapita ad Acitrezza e condotta a Costantinopoli. I ricordi della Sicilia rimasero vividi in lei, tanto da farle cantare sempre della sua terra. La sua voce attirò, anche questa volta, un sultano. Rosalia, così, diventò la sua favorita. La giovane manifestò un solo desiderio: far avere sue notizie ai genitori. Il sultano acconsentì a patto di avere un erede maschio. Non appena nacque un figlio maschio, fu inviato un messaggero in Sicilia. I genitori e perfino i congiunti, però, erano già deceduti. Il sultano non disse mai dell’orribile scoperta alla sua amata, ma Rosalia in cuor suo sapeva. Malinconica sospirava e si addossava la colpa della morte dei suoi cari. Adduceva di essere stata punita per aver rinnegato Dio.
La quarta leggenda parla di Rosa. La giovane venne catturata dai pirati a Capo Passero, in provincia di Siracusa. Figlia di un ricco marinaio di Acitrezza, era promessa in sposa ad un uomo che viveva a Malta. La ragazza, anche lei favorita del sultano, fu nominata sultana da Selim I, che mai violò la sua purezza. Rosa trascorreva le giornate pensando a Felice, non l’uomo scelto dal padre, ma il nipote del castellano del fortilizio di Aci. Un giorno, passeggiando nel giardino del serraglio, udì un canto. Rosa riconobbe la voce, era quella di Felice, anche lui finito in schiavitù. Questa volta, il destino si rivelò benevolo e i due, dopo la morte del sultano, approfittando della sommossa che ne conseguì, scapparono insieme e raggiunsero finalmente la loro Sicilia.