Specchi ustori di Archimede
Mario Bettini - CC1.0
Secondo la tradizione gli specchi ustori sono indissolubilmente legati all'assedio di Siracusa e al castello Eurialo.
Gli specchi ustori sono una delle tante invenzioni del genio di Siracusa Archimede.
Si narra che durante l'assedio di Siracusa, Archimede dal castello Eurialo avrebbe usato gli specchi ustori per bruciare le navi romane.
Di questo evento ne parlano vari autori: per primo Galeno, poi Cassio Dione Cocceiano e vari altri autori. Essi aggiungono particolari ai racconti più antichi, descrivendo gli specchi ustori come composti da una serie di specchi piani opportunamente orientati. I raggi del Sole concentrati dagli specchi in un unico punto sarebbero stati in grado di bruciare il legno delle navi romane. La struttura descritta era costituita da almeno 24 grandi specchi piani, disposti in una figura esagonale su un graticcio ruotante su un palo fissato al terreno: lo specchio centrale serviva a dirigere il raggio solare riflesso sull'obiettivo, mentre gli specchi laterali venivano fatti convergere con un sistema di cinghie.
Nella realtà l'antico uso bellico degli specchi ustori risulta essere poco credibile. Innanzi tutto desta sospetto che ne parlino solo autori tardi e non vi sia traccia dell’episodio nei testi più antichi. Si ritiene inoltre altamente improbabile ottenere dagli specchi temperature tali da bruciare il legno delle navi (sono necessarie temperature superiori a 300°) e riuscire a costruire uno specchio parabolico con un fuoco così distante tanto quanto dovevano essere le navi dalle mura di Siracusa.
Dalle fonti storiche è noto però che Archimede riuscì realmente a bruciare navi romane e che abbia realmente ideato i famosi specchi ustori. Si ritiene pertanto che Archimede abbia, in occasione dell’assedio romano, perfezionato armi da getto in grado di lanciare sostanze incendiarie, e che la leggenda sia nata sovrapponendo il ricordo delle navi romane incendiate alla reale progettazione di specchi ustori destinati ad usi più pacifici.