La "vecchia dell'aceto" di Palermo
Una delle storie più conosciute a Palermo è quella di Giovanna Bonanno, megera meglio nota come “la vecchia dell’aceto".
Giovanna Bonanno, vissuta nel XVIII secolo, era una vecchia povera e mendicante, considerata da tutti una strega. Viveva girovagando qua e là nel quartiere della Zisa e un giorno assistette a un evento che cambiò la sua vita: vide una madre portare la sua bambina sofferente fra le braccia, poiché per sbaglio aveva bevuto un sorso di aceto per pidocchi, una mistura a base di aceto e arsenico che l’aromatario stesso vendeva. Subito questi le fece ingoiare dell’olio fino a che la povera bambina non vomitò avendo così salva la vita.
La donna capì subito che quell’intruglio a base di aceto poteva cambiare il suo tenore di vita. Comprò una pozione di aceto per pidocchi, vi inzuppò un pezzo di pane e lo diede da mangiare a un cane randagio che legò al bastione di Porta d’Ossuna. Si allontanò e quando tornò a controllare trovò il cane morto. Poiché la mucosa delle labbra del cane non era nera e poiché i peli non venivano via facilmente, Giovanna capì che quell’aceto era un veleno che poteva essere somministrato senza lasciare alcuna traccia.
Cominciò così a far sapere in giro che lei deteneva un liquore arcano che poteva riportare la pace nelle famiglie, per una modica somma infatti poteva aiutare quelle poveri ed infelici mogli desiderose di sbarazzarsi del marito per occuparsi completamente dell’amante.
In quegli anni la medicina non aveva molte competenze e quindi quando i medici venivano chiamati al capezzale dello sfortunato marito di turno, che si contorceva fra dolori addominali atroci, agonizzante, non riuscivano ad accertarne le cause della morte.
All’improvviso nel quartiere palermitano della Zisa, cominciarono a verificarsi casi di morte molto misteriosi, e fu così per molto tempo, fino a che il sospetto di una madre per la morte improvvisa del figlio, e le affrettate nuove nozze della nuora, non innescarono un meccanismo di vendetta. Fingendo di volere acquistare anche lei una dose d’ aceto, al momento della consegna, si presentò con quattro testimoni, cogliendo in flagrante la Bonanno.
A questo punto ebbe fine la carriera della “vecchia dell’ aceto” che fu presa e rinchiusa nel carcere dello Steri. Qui fu processata e condannata per veneficio e stregoneria.
Il 30 luglio 1789 la donna venne impiccata. Poiché l’anima di chi muore in seguito ad una morte non naturale è restia a lasciare questo mondo, si dice che il fantasma della “vecchia dell’ aceto” continua a vagare per quei quartieri e vicoli di Palermo a cui sembra essere rimasta affezionata.