Basilica di San Giacomo a Caltagirone
La Basilica di San Giacomo di Caltagirone, dedicata al Santo Patrono, è uno degli edifici religiosi più importanti della città.
L’originaria struttura venne costruita nel 1090 per volere del Conte Ruggero il Normanno. La chiesa fu però distrutta dal terremoto del 1693, ed in seguito i bombardamenti della seconda guerra mondiale ne causarono ingenti danni. Tra i vari rimaneggiamenti subiti, ingente è quello effettuato nell’Ottocento quando fu anche inserito un maestoso campanile.
La facciata, in stile tardo barocco, è suddivisa in due ordini. Il primo ordine presenta due colonne poste ai lati dell’unico portale d’ingresso, una prestigiosa opera ferrea in cui figurano numerose incisioni, a cui si accede dopo una particolare scalinata poligonale composta da pochi gradini. Ai lati del portale sono presenti due nicchie che, fino all’Ottocento, contenevano le statue di San Giacomo e quella del Conte Ruggero il Normanno. Il secondo ordine presenta una suggestiva finestra dotata di cornice, ai cui lati si amalgamano tanti decori che ne impreziosiscono l’edificio.
L’interno presenta una struttura a tre navate separate tra loro da dodici colonne monolitiche di marmo bruno, che compongono delle arcate a tutto sesto. Le navate laterali sono arricchite da cappelle con altari di marmi pregiati e tele.
Il tempio di San Giacomo, nato come una costruzione votiva e opera di trionfo, si trasformò in un santuario per la presenza di numerose e pregevoli reliquie sacre, tra queste vi era anche una porzione del braccio di San Giacomo, per la quale fu realizzata, a spese della città, una teca in oro e platino, adornata di pietre preziose, a forma di mano benedicente. Per impreziosire ancora di più la reliquia, fu fatta realizzare una magnificente cassa d’argento dentro la quale porre a sua volta la teca d’oro e platino. La cassa argentea, che oggi trova posto in una spaziosa nicchia dagli ampi portelli protetti da una grata elegantemente decorata da larghi trafori tale da consentirne la visibilità, fu realizzata per mano per mano del rinomato cesellatore Nibilio Gagini nel 1599, sostituito poi dal figlio Giuseppe; fu completata per mano di sette argentieri che lavorarono seguendo le linee artistiche iniziate dai Gagini. La cassa è ricca di ricami, fini ceselli, volute e modanature; in essa vengono riprodotti alcuni episodi del santo all’interno di sei riquadri che presentano una modesta incavatura dalla quale emergono i soggetti della scena.
Tra le opere custodite all’interno della chiesa, di particolare interesse sono due opere collocate nell’area absidale, al di sopra del coro ligneo: il Martirio di San Giacomo e la Madonna Odigitria, opere di Filippo Paladini.