Chiesa Madre a Delia
La Chiesa Madre di Delia, nota anche come Chiesa di Santa Maria di Loreto, è il principale luogo di culto del borgo.
Le origini della chiesa risalgono al 1300: viene infatti menzionata in documenti del 1308-1310 dove vengono menzionate le decime versate per la sua costruzione. Originariamente la chiesa era dedicata a San Nicola di Mira ed era di rito ortodosso. L'attuale edificio sorse nel 1500 sui ruderi della precedente struttura venen dedicata a Santa Maria di Loreto. A seguito del terremoto del 1693 l'edificio subì notevoli danni e venne ricostruito fino ad assumere l'attuale struttura. Nel corso dei secoli venne infatti rimaneggiato ed ampliato: nel 1795, con il contributo del popolo che si impose una tassa volontaria sul pane, il panizzo, la struttura fu ampliata con il transetto e venne costruita la cupola; nel 1813 venne istallato l’orologio nel campanile.
La facciata, in pietra viva, è in stile neoclassico e presenta un portale ed il campanile in stile tardo barocco. Il portone centrale è sormontato da un ampio rosone con vetrata artistica raffigurante il logo del Giubileo del 2000.
L'interno, a croce latina, è suddiviso in tre navate ed è riccamente decorato con affreschi raffiguranti i quattro evangelisti nelle vele della cupola ed episodi della vita della Madonna nella volta a botte della navata centrale.
Tra le opere custodite nella chiesa, di particolare pregio artistico sono: gli altari di legno scolpito e dorato e l'urna del Cristo della Scinnenza in cui è evidente l’influenza barocca; la tela raffigurante Santa Rosalia, patrona del paese, opera di Pietro D'Asaro da Racalmuto, detto il Monocolo; l'antico crocifisso ligneo che si ritiene possa risalire a prima del 1500 e provenire dall'antica chiesa di rito bizantino di San Nicola. Il Cristo è infatti raffigurato con la mano destra benedicente come è consueto nel rito greco; la cornice barocca scolpita in legno di noce nella quale si alternano tra volute e putti le tre virtù teologali; n prezioso reliquario di maestri argentieri siciliani.