Chiesa Madre a Pietraperzia
La Chiesa Madre di Santa Maria Maggiore a Pietraperzia è tra gli edifici religiosi più grandi della zona.
Fu edificata a partire dal 1530, per volere di Matteo Barresi Marchese di Pietraperzia, nel luogo in cui sorgeva una chiesa normanna del XII secolo che venne abbattuta, di cui rimane qualche traccia nei locali della sacrestia. Nel 1799, poichè l'edifio divenne pericolante, venne ancora una volta ricostruita. I lavori di costruzione della chiesa non furono mai ultimati: non sono mai stati aggiunti i campanili e il porticato antistante l'edificio sacro.
La facciata è suddivisa in due ordini ed interamente rivestita in mattoni. Al primo ordine sono presenti tre portali, quello centrale di dimensioni maggiori. Al secondo ordine si apre una finestra semicircolare e il timpano, sormontato dalla croce.
La Chiesa, a croce latina, è suddivisa in tre navate, sovrastate da archi a pieno centro poggianti su pilastri con cappelle laterali. L'interno è riccamente decorato con pregevoli stucchi.
Tra le opere custodite nella chiesa, di particolare pregio artistico e rilevanza storica sono: la pala con l’Incoronazione della Madonna del Paladini posta dietro l’Altare Maggiore; un sarcofago in marmo, di forma ovale posto sul dorso di leoni, che racchiude le spoglie mortali di Dorotea Barresi, vice regina di Napoli; i due sarcofaghi con le spoglie di Pietro Barresi e della moglie Laura, signori di Pietraperzia; i resti architettonici dell'edificio sacro di stile romanico risalente XII secolo su cui è stata costruita la nuova chiesa; la Caterva, in origine cripta della vecchia chiesa greco-bizantina, dove è custodito un prezioso crocifisso di stile greco, in oro zecchino.