Santuario di San Paolino a Sutera
Il Santuario diocesano di San Paolino è uno dei luoghi di culto più ricchi di tradizione del territorio.
Sorge sul Monte San Paolino, che domina una vasta zona collinare dell’interno dell’isola, e dal quale si può godere di un panorama davvero unico: è possibile scorgere ben 22 comuni, la costa agrigentina, le cime delle Madonie e dell’Etna.
Al Santuario si accede attraverso una caratteristica via, scavata nella roccia con oltre centottanta gradini. Lungo il tragitto si possono ammirare le stazioni della Via Crucis e la prigione nella quale fu rinchiuso Filippo d’Angiò, principe di Taranto e figlio del re di Napoli Carlo II e di Maria d’Ungheria, che durante i Vespri siciliani venne sconfitto da Federico III di Aragona e tenuto prigioniero prima a Cefalù e poi nella roccaforte di Sutera.
Secondo la tradizione, il Santuario di San Paolino fu costruito nel 1370 da Giovanni III Chiaramonte, Signore di Sutera, utilizzando i materiali di un fortilizio di origine bizantina di cui oggi non rimangono più tracce.
Il monastero diocesano è un edificio a tre navate, al cui interno sono custodite opere di notevole pregio quali un’opera di ebanisteria, a decori simbolici, rinserrata alla destra del presbiterio, e due urne-reliquario, espressioni fra le più cospicue dell’antica oreficeria siciliana: l’Urna di San Paolino, che oltre a custodire la propria reliquia custodisce anche quelle di S. Archileone e S. Pietro martire, e l’Urna di Sant’Onofrio che custodisce le reliquie del Santo Anacoreta.
Il Santuario ospita inoltre le statue di S. Onofrio, realizzata nel 1979 e di San Paolino del 1937, entrambe in legno e La Statua del SS. Crocifisso, in cartapesta, risalente al 1923. Lungo le pareti è possibile ammirare 13 tele raffiguranti gli Apostoli e tre tele raffiguranti Sant’Agata, Santa Cecilia e Santa Lucia.
Accanto la chiesa sorge l’eremo di Sant’Onofrio che un tempo ospitava i Padri Filippini. Più in alto si scorge la cella campanaria, ricostruita nel 1953 quando è stata rifusa l’antica campana.