Festa di Sant'Angelo a Licata

Festa di Sant'Angelo a Licata

 agosto 2025

 Licata (AG)

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La festa del Santo Patrono Sant' Angelo a Licata viene celebrata nel mese di maggio e nel mese di Agosto.

Durante festa di Sant' Angelo a maggio si svolge la processione dei cinque ceri, posti su torri di legno alte 5 metri, omaggio dei ceti dei massari, dei contadini, dei marinai, degli agricoltori e dei pecorari. Il giorno della festa le reliquie del Santo vengono portate portate a spalla, a turno, dai vari ceti nei loro costumi tradizionali.
Alla manifestazione sono legate tre corse: la prima si svolge tra fedeli legati fra loro mentre stringono l'urna del Santo al grido di "Viva Sant'Angelo"; la seconda riguarda i ceri che sormontano le rispettive torri in legno; la terza corsa riconduce in chiesa l'urna d'argento del Santo.
Permane ancora l'usanza, tra i contadini, di ringraziare il Santo per il buon raccolto, portando in chiesa "muli bardati a festa", con in capo un'offerta in denaro che viene consegnata al parroco.

La festa estiva di mezz'agosto in onore del Santo Patrono Sant'Angelo Martire, viene celebrata in ricordo della liberazione della città dall'epidemia di peste del 1625: nel giugno 1625 la Sicilia era invasa dalla peste e nel mese di agosto Licata venne completamente liberata dal letale morbo per intercessione di Sant’Angelo, cui i licatesi continuamente rivolgevano devote preghiere e suppliche.
La sera della vigilia della festa, al termine della Santa Messa, l’urna viene prelevata dalla cappella secondo un preciso rituale: viene aperta da tre chiavi dal Sindaco, dall’Arciprete e dal Rettore del Santuario, e posta sull’altare maggiore dove hanno inizio i solenni Vespri.
La mattina della domenica durante la Santa Messa avviene l’offerta dei doni e la benedizione dei bambini votati a Sant’Angelo.
In serata si svolge la processione per le vie della città, durante la quale avvengono le tradizionali "corse dell’urna" che rievocano quando, a causa dell’invasione dei turchi, le reliquie venivano portate di corsa fuori della città per metterle in salvo per non essere profanate.

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