Parco archeologico di Diana a Lipari
Il Parco Archeologico di Contrada Diana a Lipari si trova ad ovest del centro storico della città moderna, in contrada Diana. L’intera area del Parco conserva memoria di tutta la storia dell’isola e ha restituito testimonianze di età preistorica, età greca ed età romana. In quest'area si stendeva un vasto abitato del Neolitico superiore e della prima età dei metalli, sul quale venne poi a sovrapporsi la necropoli greca e romana. Sono inoltre presenti i resti delle cinte murarie, cui si aggiungono due complessi termali.
Il fulcro del Parco Archeologico di Contrada Diana è costituito dalla grande necropoli nella quale sono presenti quasi tremila sepolture. Le tombe sono disposte in filari e sovrappose su più ordini: le più recenti si trovano al di sopra di quelle più antiche. Tutte le sepolture hanno lo stesso orientamento Nord-Sud e sono accompagnate da un corredo interno e da uno esterno. I ricchi corredi funebri, oggi custoditi presso il Museo Archeologico Regionale Eoliano, erano composti di ceramica semplice e figurata, gioielli e oggetti in metallo, statuette e maschere in terracotta che riproducono personaggi della commedia e della tragedia greche e romane.
All'interno dell'area sono inoltre presenti i resti di due cinte murarie, una risalente al periodo della prima fondazione della città e l’altra al rifacimento della metà del IV secolo a.C. Le mura più antiche si trovano sotto quella che oggi è piazza Luigi Salvatore d’Austria e furono costruite con l’intento di proteggere il nucleo abitativo greco, che si estendeva tra la collina della Civita e il Castello. Si tratta di mura in opera poligonale, con grandi blocchi di pietra lavica perfettamente sbozzati.
A Contrada Diana si trova il rifacimento della prima metà del IV secolo a.C. dove venne costruita una nuova e più ampia cortina che si adattava all’espansione dell’abitato greco. Questa seconda cortina prevedeva la presenza di torri quadrate di protezione e una tecnica di riempimento di pietrame compatto su entrambe le facce. Nella seconda metà del I secolo a.C., i romani edificano una nuova parallela linea di fortificazione, l’aggere di Sesto Pompeo, opera dalla forma irregolare, composta di solo pietrame a secco.
Sono infine presenti i complessi termali di via Mons. Bernardino Re e di via Franza. Il primo complesso mostra resti di ambienti a carattere pubblico, con mosaici pavimentali e canalette di scarico, databili all’età imperiale. Sono ben visibili, inoltre, i resti di una vasca a ferro di cavallo, il frigidarium, e alcuni spazi adiacenti interpretati come tepidarium e calidarium.
Il secondo complesso, incastonato in quello che gli studiosi interpretano come un quartiere lavorativo, è di modesta entità. Risulta essere composto da tre vani, dotati di pavimento in cocciopesto, uno dei quali, per la presenza delle caratteristiche colonnine in mattonelle sotto il piano pavimentale, è stato riconosciuto come calidarium. Questo secondo edificio termale risale alla tarda età imperiale.