Maschere tipiche e tradizioni del Carnevale Siciliano
Le origini dei festeggiamenti carnevaleschi in Sicilia risalgono almeno al XVI secolo, come testimonia il Carnevale di Bisacquino.
La maschera tradizionale del Carnevale di Sicilia è Peppe Nappa, maschera scelta come simbolo dal Carnevale di Sciacca.
Peppe Nappa è, nell'immagginario collettivo, un servitore, un personaggio burlone e indolente, ma disposto a fare salti e volteggi acrobatici all’occorrenza, specialmente quando si tratta di procurarsi i cibi di cui è ghiotto. La maschera di Peppe Nappa è tra le più antiche d'Italia, è nata nello stesso periodo della maschere di Arlecchino e Pulcinellla. Peppe Nappa, dove il termine Nappa indica toppa in siciliano, indossa un'ampia casacca e calzoni azzurri, ed un cappellino in feltro.
Nell'area di Catania è possibile trovare l’Abbatazzu, storica maschera tardo seicentesca del Carnevale di Acireale che ironizzava sul clero acese, talvolta sostituita dalla successiva maschera dei Baruni, che invece metteva in ridicolo la nobilità acese. La maschera dell'Abbatazzu, nata nel 1667, era anche nota come Pueta Minutizzu perché la maschera si esibiva recitando poesie grottesche e maliziose.
L'Abatazzu vestiva lunghi ed eleganti abiti scuri ricchi di fronzoli, grandi parrucche, un tovagliolo appeso al collo, simbolo delle persone infette dell’epoca, utilizzato durante il carnevale per far allontanare, anche solo temporaneamente, le paure legate alle pandemie dell’epoca. L'Abatazzu, con riferimento ai volumi sacri che spesso gli ecclesiastici portavano con sé, ha sempre un grosso libro, da cui legge battute satiriche e sfottenti. Succesivamente altre maschere si diffusero nell'area di Catania come quella dei Briganti, detti anche Barbaluti.
Altre maschere divenute celebri del Carnevale di Acireale sono i Manti, che poi divennero i più conosciuti Domino.
I Domino erano figure mascherate, rivestite da lunghi mantelli neri che ne celavano l’identità. La maschera del Domino ha avuto larga diffusione in tutta la Sicilia ma è ormai bandita da oltre un secolo poichè veniva utilizzata dai malviventi per commettere crimini durante il Carnevale.
Una menzione particolare merita la maschera de U Nannu, ossia il nonno, tipica maschera del Carnevale di Termini Imerese. La maschera del Nannu rappresenta la personificazione dell’anno trascorso, è un personaggio basso, con il viso rotondo, simbolo dell'allegria e del divertimento che caratterizza il carnevale.
E' tradizione infatti che, alla fine del carnevale, la sera del martedì grasso, la figura in cartepesta del Nannu venga bruciata. Il Nannu è spesso accompagnato dalla Nanna, unica maschera femminile siciliana, una figura alta e magra, rappresentata con un mazzo di ravanelli in mano, dono del marito. La funzione della Nanna è quella di sopravvivere alla morte del Nannu, per simboleggiare la continuità verso il nuovo anno.
Molto particolare è la maschera Mastro di Campo, il personaggio simbolo del Carnevale di Mezzojuso.
Mastro di Campo è uno strano personaggio con un grande naso ed una maschera rossa che gli copre interamente il volto che cerca di conquistare la sua amata Regina. In occasione del Carnevale di Mezzojuso, ogni anno, viene messa in scena la pantomima di Mastro di Campo, tragicommedia interamente mimata a cui prendono parte circa cento figuranti in costume d’epoca.
Il Riavulicchiu è la maschera tipica del Carnevale di Corleone, un'allegra figura demoniaca con corna, coda e frusta, vestita di rosso e nero, e ricoperta di campanelli, i ciancianeddi
La figura del Riavulicchiu di Corleone è molto antica e nasce dai timori nutriti dai contadini per le cattive annate, dove, secondo un detto siciliano, il diavolo ci mette la coda.
Di origini turche è lo Scacciuni, maschera tipica di Cattafi, antico casale di San Filippo del Mela. La Maschera dello Scacciuni rievoca un fatto storico avvenuto nel 1544 quando i cittadini, dopo aver sventato un attacco dei Saraceni, indossarono sopra i loro poveri abiti le pregiate stoffe indossate dai Saraceni incrociando sui ricami delle camicie nastri colorati.
A caratterizzare la maschere dello Scacciuni, divenuta simbolo del Carnevale di Cattafi, è il lungo cappello dalla cui punta partono tantissimi nastri colorati.
Maschera del Picuraro di Antillo è un'antico e tradizionale travestimento che richiama la vita agreste.
U Picuraro, ossia il pastore delle pecore, è una maschera in cui si mescolano l'uomo e la bestia: la casacca e la maschera di tela bianca che ricopre interamente il volto, u facciali, rappresentano la parte umana, mentre il pantalone peloso e scuro, le scarpe di cuoio grezzo rappresentano la parte animale. Durante il Carnevale di Antillo si può assistere ancora oggi alle scorribande dei Picurari che importunano i visitatori secondo il cerimoniale carnascialesco dei Picurari.
A Modica, nell'area di Ragusa, la Vecchia di li Fusa è la maschera che simboleggia la morte del Carnevale.
I Jardinara e i Varca sono maschere tradizionali dell'area di Palermo.
Meno conosciuta è la maschera di Pasquino, probabilmente nata dal teatro dialettale siculo.