Chiesa Madre ad Acquedolci
La Chiesa di Santa Maria Assunta è la chiesa madre di Acquedolci. La chiesa è sede della Parrocchia San Benedetto il Moro, Santo Patrono della città.
Fu edificata nel 1928 su una piccola altura nota come Cruzzuluddu e venne edificata in seguito ad una frana che, l'8 gennaio del 1922, distrusse l'antica e omonima chiesa Matrice di San Fratello. La sua costruzione è parte di un più grande progetto urbanistico che include anche Piazza Libertà, opera di Giovanni Giordano, allievo dell'arch. Ernesto Basile.
La monumentale facciata in stile rinascimentale è suddisa in due ordini: al primo rodine troviamo lesene con capitelli in stile ionico, al secondo in stile corinzio. Corona l'edificio un ampio frontone, la cui cornice dentellata con decorazioni a mensola racchiude il timpano, sormontato dalla croce in ferro battuto.
Alla chiesa è annesso il palazzo canonico caratterizzato da un'alta torre campanaria che funge anche da torre civica. Il Campanile, con cuspide in rame, dotato di orologio meccanico, segnavento e parafulmine, rappresenta un simbolo identitario di Acquedolci.
L'interno, suddiviso in tre navate, presenta eleganti decorazioni in gesso con capitelli compositi ornati con putti che sorreggono la cornice ornata da un susseguirsi di bassorilievi con motivi floreali e angeli. Le decorazioni della navata centrale sono caratteristiche del Liberty Siciliano che ha ereditato elementi tipici dell'arte barocca.
Tra le opere custodite all'interno della chiesa, di notevole pregio artistico sono: la settecentesca statua in cera della dormitio Mariae di scuola palermitana, rivestita con vesti regali ricamate in fili d'oro e custodita sull'altare marmoreo di San Benedetto; l'antico Fonte battesimale in marmo bianco che costituisce la parte centrale del Battistero ottagonale; un raro e prezioso ciclo musivo di padre Marko Ivan Rupnik realizzati con tarsie marmoree policrome e tasselli in oro; le seggiole che affiancano l'altare maggiore ed un antico pulpito ottocentesco in legno intagliato, sormontato da un elegante baldacchino; un crocifisso ligneo settecentesco, di scuola palermitana, attribuito ad Ignazio Marabitti.