Monastero di San Placido Calonerò a Messina
Il Monastero di San Placido Calonerò, noto anche come abbazia e monastero benedettini di Santa Maria Maddalena di Valle Giosafat e di San Placido di Calonerò, è stato un luogo di culto della città di Messina, mentre oggi è adibito ad usi civili.
Il termine "Calonerò" deriva dal greco bizantino "καλό", "buono", e "νερόν", "acqua", si ritiene per la presenza del torrente Schiavo che consentiva l’uso irriguo per tutta la comunità.
La struttura originaria del monastero è un castello trecentesco, a pianta quadrangolare, di proprietà dei Vinciguerra di Aragona. La struttura fu donata ai monaci benedettini nel 1376. Fu allora che subì la trasformazione in monastero in stile gotico-catalano. In seguito al ritrovamento delle spoglie di San Placido nel 1589, il monastero venne ristrutturato e assume la configurazione attuale con la presenza di due chiostri porticati in stile tardo rinascimentale.
Ciascuno dei due chiostri presenta 28 colonne sormontate da capitello ionico, trabeazioni toscane e da archi a tutto sesto che fanno da imposta alle vellette della volta di copertura, le quali poggiano su capitelli a muro. Il chiostro settentrionale presenta un tempietto, situato al centro, a pianta ottagonale con cupola poggiante su colonnine di tipo ionico. Nel chiostro meridionale si trova il portale di ingresso al refettorio. Al di sopra è ospitato il busto di Carlo V, che vi soggiornò dal 19 al 21 ottobre del 1535, reduce dalla battaglia di Tunisi, prima di fare il suo ingresso trionfale in città. Nell’architrave si può leggere l’iscrizione latina ricordante la visita dell’imperatore fatta incidere dall’abate Sturniolo, soggiorno che fu però funestato dall’improvvisa morte del suo maggiordomo colpito da un fulmine durante un temporale.
L’imponente struttura custodisce un piccolo gioiello, che è una cuba di origine bizantina, che fu riutilizzata dai monaci, restaurata nel 1582 e decorata con stucchi che appartengono al periodo barocco e affreschi cinquecenteschi.