Le origini dell'opera dei pupi in Sicilia
L'Opera dei pupi è principalmente la rappresentazione teatrale, spettacolare, della Chanson de Roland (la canzone di Orlando), dilatata ed ingrandita nel tempo e nello spazio. Nata in Spagna alla corte di Carlo V, intorno al 1500, essa fa parte di una vasta raccolta di poemi cavallereschi, "les chansons de geste", la cui nascita e diffusione si fa risalire ai secoli XI e XII e che raccontano le imprese di personaggi epici, di eroi che si erano distinti in una lunga serie di avvenimenti storici o semplicemente frutto della fantasia degli autori. Queste “canzoni” - antiche cantilene, cantate in un primo tempo dal popolo e successivamente dal solo giullare, che si accompagnava con uno strumento simile alla viola — risultano composte da un insieme di strofe di un imprecisato numero di versi, generalmente decasillabi ed endecasillabi.
La più nota e la più bella fra esse è la Chanson de Roland che rappresenta un ossequio agli ideali di fedeltà, onore, cavalleria, lealtà, ecc. a cui si ispiravano i tanti cavalieri di essa protagonisti. Autore del poema pare che sia stato uno scrittore anglo-normanno, Thérould (in italiano Turoldo), nome citato nella esposizione del testo conservato presso la biblioteca inglese creata in Oxford da Sir Thomas Bodley: “ci falt la geste que Turoldus declinet” (Qui termina la gesta che Turoldo racconta). Tuttavia questo Turoldo, che forse aveva attinto agli scritti di Eginardo, biografo contemporaneo di Carlo Magno, sembra essere stato lo scriba o copista, o fors’anche il giullare che l’andava cantando. Il poema ebbe tanto successo da essere rielaborato in francese e tradotto in tutte le lingue europee.
Sulle origini delle Chansons de geste sorsero diverse correnti di opinioni. Una sosteneva che le canzoni fossero nate contemporaneamente ai fatti storici raccontati sotto forma di semplici canti — cantilene — sgorgati dall’animo popolare ed, in un secondo tempo, elaborati ed assemblati da più autori. Sarebbe la stessa teoria che si è affermata recentemente a proposito dell’Iliade, dell’Odissea e di Omero. Successivamente si affermò l’idea che la chanson fosse nata in Francia, in ambienti colti dell’ XI secolo, come opera letteraria di un nuovo autore. Il poema prende spunto da un episodio realmente accaduto il 15.08.778 in territorio spagnolo, a Roncisvalle, vicino ai Pirenei, sulla strada che da Saragoza conduce a Pamplona e, più avanti, a Roncisvalle. Per il rispetto della verità, occorre precisare che i protagonisti spagnoli non furono le truppe saracene, bensì alcune tribù cristiano-basche, originarie del luogo, che mal sopportavano ingerenze altrui nel loro modo di vivere. Attorno a quell’episodio, travisato nei fatti e nei protagonisti, vengono costruiti un antefatto molto vasto, articolato e fantasioso ed un’eroica conclusione. Dopo sette anni di guerra, l’esercito di Carlo Magno assedia i Saraceni del re Marsilio nel loro ultimo baluardo, Saragoza. Marsilio astutamente chiede la pace e, sulla risposta, fra i Cristiani nasce la discordia. Da un lato i baroni, capeggiati da Gano di Magonza, che vogliono accettare l’offerta; dall’altro lato il conte Orlando che, intuendo il tradimento, si oppone e s’inimica gravemente con Gano, suo patrigno. Costui, offeso, si accorda con i Saraceni e tradisce i Cristiani, tendendo loro un’imboscata per fare morire Orlando. Carlo Magno toglie il campo ed attraversa i Pirenei, lasciando come retroguardia e su suggerimento di Gano i dodici paladini a capo di ventimila soldati. Centomila soldati di Marsilio aggrediscono i Franchi che, nonostante il loro valore e quello dei paladini, vengono massacrati. La battaglia si conclude con la morte di Oliviero, Turpino e di Orlando. Seguono il dolore di Carlo Magno e la battaglia finale con l’esercito del Gran Califfo, che viene sconfitto ed ucciso. Saragoza, roccaforte del re Marsilio, viene espugnata e saccheggiata. Il traditore Gano di Magonza è processato e giustiziato. La storia, quella vera, ci parla ampiamente di Carlo Magno, maestosa figura, favolosamente vecchio ma forte e vigoroso in battaglia come il più giovane dei suoi guerrieri, tardo nel parlare ma saggio nel consiglio e nel comando. Fra le vicende che hanno caratterizzato il suo impero, lo storico Eginardo cita l'episodio della rotta di Roncisvalle e nomina fra i caduti anche “Hruodlandus, Brittannici limitis praefectus”, Rolando, capitano comandante della frontiera della Bretagna, penisola francese che si allunga sulla Manica. Con grande favore fu accolta l’epopea francese in tutti i paesi di lingua latina ed anche germanica e soprattutto nell'Italia del nord, dove presto menestrelli e giullari vennero a portare i loro poemi che diventarono subito popolari. Né fa meraviglia che fossero compresi e gustati se si pensa che il francese antico o lingua d’oil era allora ben prossimo al latino da cui usciva; ed è noto, d’altra parte, che, con il persistere della tradizione latina, ritardando in Italia l’affermarsi della lingua nazionale, alcuni nostri poeti scrissero nella provenzale lingua d’oc o nella già ricordata d’oil. Le fonti a cui si ispirarono poeti e cantori furono innumerevoli e, fra esse, sono degne di nota:
- “I Reali di Francia”:“Chanson d’Aspromont” del sec. XIII, “Romanzo di don Roldan” e “Romanzo di don Reynoldos”, poco note ballate spagnole;
- “Girart de Viane”;
- “Entrée d’Espagne”, inizio del XIV secolo di anonimo padovano;
- “Prise de Pampelme”, metà del XIV secolo di Nicolò da Verona;
- “Orlando”, poema anonimo scritto intorno al 1380 e la “Spagna in rime”, due opere alle quali attinse Luigi Pulci, poeta fiorentino, autore, fra l’altro, del “Morgante Maggiore”.
Nel Morgante Maggiore troviamo tutti i personaggi più noti dell'Opera dei pupi: Orlando, Rinaldo, Carlo Magno, Gano di Magonza, Oliviero, Ricciardetto, Astolfo, Turpino, Marsilio, ecc; ci sono pure Durlindana, Vegliantino, Baiardo, l’Olifante, ecc. I personaggi femminili hanno nomi diversi ed originali, tranne qualche eccezione. Dal "Morgante di Luigi Pulci" in poi, nella tradizione cavalleresca italiana, viene abbandonato il nome Rolando e l’eroe assume definitivamente il nome di Orlando. Al Morgante seguirono a ruota l’Orlando Innamorato e l’ Orlando Furioso, rispettivamente di Matteo Maria Boiardo e Ludovico Ariosto. Mentre Luigi Pulci (1432 — 1484) visse a Firenze, alla corte di Lorenzo il Magnifico, questi ultimi due, sia pure in tempi leggermente diversi, furono accolti e godettero della protezione degli Estensi. Matteo Maria Boiardo nacque a Scandiano, in provincia di Reggio Emilia, nel maggio del 1441 e visse al seguito della famiglia d'Este di Ferrara, Modena e Reggio Emilia. Scrisse l’Orlando innamorato tra il 1475 ed il 1482, anno in cui erano compiuti i primi due libri, comprendenti sessanta canti in ottave. Già nel 1483 essi furono dati alle stampe.