Cappella Palatina
Liilia Moroz - CC4.0
La Cappella Palatina, ossia cappella del Palazzo Reale, si trova all’interno del Palazzo dei Normanni a Palermo. La Cappella Palatina, edificata nel 1130 per volere di Ruggero II d’Altavilla, primo re normanno di Sicilia, è considerata uno dei gioielli medievali meglio conservati al mondo.
L’aspetto esteriore della cappella era totalmente diverso da quello che assume oggi: della sua facciata originaria non è rimasto quasi nulla perché inglobata da altre strutture più recenti. Originariamente la cappella sorgeva isolata con l’abside rivolta ad oriente come vuole la tradizione bizantina.
Nella struttura della cappella è possibile riconoscere due piccole chiese: sul lato ovest una chiesa latina suddivisa da dieci colonne di granito in tre navate, mentre ad est, nel presbiterio, una piccola chiesa bizantina a pianta quadrata sormontata da una cupoletta emisferica. Le due componenti religiose si notano anche nelle iscrizioni delle pareti che sono sia in lingua greca che latina. La presenza della cultura araba è invece testimoniata dall’utilizzo di pietre preziose, quali il porfido, nella realizzazione del mosaico del pavimento e dalla presenza di palmette stilizzate sulle pareti, al di sotto dei mosaici bizantini.
Nella realizzazione della cappella ogni particolare assume un significato profondo: la forma quadrata del presbiterio rappresenta la terra con i suoi quattro elementi, l’ottagono realizzato nel tamburo richiama il numero otto che rappresenta la resurrezione ma anche il giudizio universale, infine il cerchio, che non ha inizio e non ha fine, rappresenta Dio.
I mosaici bizantini della cappella Palatina sono formati da due lastre di vetro tra le quali si trova un sottilissimo strato di oro, alla loro realizzazione hanno contribuito artisti arabi, normanni e bizantini, grazie alla politica di tolleranza adottata da Ruggero II.
Nel tamburo sono rappresentati i 4 evangelisti e i profeti, nell’abside il Cristo Pantocrator, cioè Signore del Creato, che benedice alla greca con la mano sinistra mentre con la destra tiene il libro della Bibbia in cui è scritto in greco e in latino: “Io sono la luce del mondo, chi segue me non camminerà nelle tenebre ma avrà la luce della vita”. Sopra l’arco che precede l’abside è rappresentata l’annunciazione, a sinistra si vede l’angelo Gabriele e una colomba con un raggio di luce. Troviamo anche una rappresentazione della separazione della terra dal mare:il globo terrestre è rappresentato come una sfera d’acqua con al centro tre parti di terra che rappresentano i tre continenti allora conosciuti: Europa, Africa e Asia, divise da strisce di mare che formano una Y, simbolo della trinità. Di pregio è anche la scena della creazione di Adamo dove si vede una grande rassomiglianza tra il volto di Dio e quello di Adamo sottolineata dalla frase in latino: “creavit ominem at imaginem sua”.
La Madonna, posta sotto il Cristo Pantocrator, risale al periodo barocco ed è stata realizzata per coprire una finestra che aveva perso la sua funzione.
Unico al mondo e di notevole importanza e pregio è il soffitto, un soffitto fatimita a muquarnas, ossia a alveoli. Questa struttura autoreggente è costituita da tavole molto sottili di abete dei Nebrodi. Nel soffito troviamo o 750 dipinti su tavola indipendenti l’uno dall’altro che rappresentano il paradiso coranico: si vedono alberi, mostri, pavoni, aquile; uomini accovacciati con le gambe incrociate alla musulmana, generalmente in atto di bere, o di andare a caccia, suonatori di piffero, di tamburo, nacchere e arpa e scene di danza.
Di notevole pregio è il candelabro monolitico alto quattro metri e ventisei centimetri. Questo capolavoro scultoreo in marmo bianco è diviso in cinque ordini e poggia su quattro leoni che azzannano uomini e bestie; i leoni sono il simbolo dei normanni. Al cento del candelabro svetta l’occhio Cristo, raffigurato con la barba, che siede su un cuscino e tiene in mano un libro, ai suoi piedi la figura di un uomo vestito da ecclesiastico, probabilmente Ruggero II che commissionò l’opera.