Chiesa di San Giuseppe dei Padri Teatini a Palermo
La Chiesa di San Giuseppe dei Teatini di Palermo si trova in uno degli angoli più caratteristici della città: i “Quattro Canti”.
La chiesa fu costruita a partire dal 1612, su progetto dell’architetto teatino napoletano Pietro Caracciolo. Questo imponente edificio religioso nasce in un periodo di rinnovamento architettonico e urbanistico della città dove i nuovi ordini religiosi svolsero un ruolo decisivo.
Il prospetto principale della chiesa, che prospetta con la più importante strada della città, l’antico Cassaro, ha un aspetto semplice e severo, tipico dello stile neoclassico. La facciata è incorniciata da due lesene con capitelli corinzi e si conclude in alto con l’architrave sormontato da un sontuoso timpano marmoreo triangolare. Il portale è delimitato ai lati da una coppia di colonne binate su alti plinti che sorreggono la trabeazione con il timpano mistilineo. Sopra il portale, all’interno di una nicchia, si trova la settecentesca statua di San Giuseppe opera di Baldassare Pampillonia.
L’altro prospetto della chiesa, che si affaccia su piazza Pretoria, è suddiviso verticalmente dalla presenza di altissime lesene corinzie che separano delle grandi finestre. La parte sommitale della facciata presenta una lunga balaustra a colonnine con scenografici lanternini che danno luce alle navate laterali della chiesa. Su questa facciata svetta la grandiosa cupola barocca rivestita da maioliche gialle e blu, opera dell’architetto Giuseppe Mariani.
La pianta della chiesa è basilicale a croce latina con transetto e suddivisa in tre navate. La navata principale è separata dalle due laterali da altissime colonne monolitiche corinzie in marmo grigio di Billiemi.
Particolarmente fastosa è la decorazione interna: tutti i soffitti sono interamente affrescati; le pareti e le cappelle laterali sono rivestite in marmi mischi; gli altari presentano eleganti elaborazioni in pietre semipreziose; anche gli arredi lignei sono concepiti secondo un calibrato spirito decorativo barocco. La volta della navata centrale illustra con affreschi seicenteschi di Filippo Tancredi, episodi della “vita di S. Gaetano” tra stucchi dorati; nelle vele degli archi sono le “figure degli Apostoli”, iniziate nel 1798 da Giuseppe Velasquez e compiute da Vincenzo Manno. La cupola fu dipinta con il “Trionfo di S. Andrea d’Avellino” nel 1734 da Guglielmo Borremans.
Di notevole pregio sono anche le due acquasantiere in marmo, rette da angeli in stucco, eseguite alla fine del ‘700 da Ignazio Marabitti e Filippo Siragusa.