Chiesa del Santissimo Salvatore a Palermo
La Chiesa del Santissimo Salvatore a Palermo ha la particolarità di avere una pianta ellittica e una cupola ovoidale circondata da una camminata dalla quale si può godere di una vista a 360° della città.
La chiesa fu eretta nel 1072 per volere di Roberto d’Altavilla, e destinata a luogo di culto dell’annesso monastero delle suore basiliane di clausura. Nel corso dei secoli tutta la costruzione fu riedificata e ingrandita più volte grazie ai cospicui lasciti e le rendite che le suore ricevevano. Al momento della costruzione, la chiesa del S.S. Salvatore aveva una configurazione completamente diversa da quella che conosciamo adesso: a pianta basilicale, si sviluppava su tre navate con tre cappelle per lato, e il prospetto rivolto verso l’attuale salita s.s. Salvatore, ad oriente, come voleva l’architettura di stampo bizantino. Nel 1682, le suore vollero ampliare la chiesa ed arricchirla nei decori e negli arredi. A seguito di questo rimaneggiamento, affidato al progetto di Paolo Amato gesuita e architetto del Senato, l’edificio perse le sue fattezze normanne e assunse un aspetto pienamente barocco. Fu adottato in tale occasione un modello a pianta ellittica inserita in una struttura do decagonale. Sulla facciata furono ricavate delle nicchie e fu stravolto l’orientamento della chiesa in modo da portare l’ingresso principale sul lato del Cassaro, la più antica e nobile strada di Palermo.
Di grande pregio è il fastoso interno, interamente decorato da marmi policromi stucchi ed affreschi. Caratteristico è il ballatoio che le monache basiliane potevano percorrere lungo tutto il perimetro della chiesa per assistere indisturbate alle funzioni religiose. Vito D’Anna si occupa della decorazione interna, avvenuta in epoca borbonica: La guarigione di un bimbo per intercessione di San Basilio e la Predica di San Basilio, il miracolo di san Basilio, le figure allegoriche della Fortezza, Prudenza, Temperanza e della Giustizia nel vestibolo, quelle della Fede e della Carità nei pennacchi. Ricordiamo inoltre l’immensa Apoteosi di San Basilio , sempre di Vito D’Anna, oggi purtroppo molto frammentaria e deteriorata.