Complesso Sacro della Collina orientale di Selinunte


Complesso Sacro della Collina orientale di Selinunte

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Il complesso sacro della Collina Orientale del Parco Archeologico di Selinunte è costituito da tre templi e presenta fortissime analogie con le pendici occidentali dell'acropoli Caria di Megara Nisea, madrepatria di Selinunte.

Il Tempio E risale al 460-450 a.C. e ha una pianta molto simile a quella dei Templi A e O dell'Acropoli di Selinunte. Il suo attuale aspetto lo si deve all'anastilosi, ossia alla ricomposizione e reinnalzamento di alcune sue colonne, effettuata tra il 1956 ed il 1959.
Il tempio presenta un peristilio di 6 x 15 colonne con numerose tracce superstiti dell'originario stucco che le ricopriva. È un tempio caratterizzato da diverse scalinate che determinano un sistema di rialzamenti successivi.
Il fregio dorico alla sommità delle pareti della cella era costituito da metope figurate, i cui personaggi avevano il corpo in arenaria locale mentre la testa e le parti nude dei corpi femminili erano in marmo pario. Si sono conservate quattro metope intere raffiguranti: Eracle che uccide l'amazzone Antiope; le nozze di Zeus con Hera; Atteone che viene dilaniato dai cani di Artemide; Atena che uccide il gigante Encèlado; tutte conservate al Museo Archeologico Antonio Salinas di Palermo.
Si ritiene che il Tempio E sia dedicato ad Hera, a seguito del ritrovamento di un’iscrizione di una stele votiva, anche se alcuni studiosi sostengono che si tratti invece di un tempio dedicato ad Afrodite.

Il Tempio F è il più antico ma anche il più piccolo dei tre templi della collina orientale del Parco Archeologico di Selinunte. Fu costruito fra il 550 e il 540 a.C. su modello del Tempio C dell’acropoli. Presenta un peristilio di 6 x 14 colonne caratterizzato da chiusure in muratura tra gli intercolumni, con finte porte dipinte composte da lesene e architravi, probabilmente realizzate per proteggere i doni votivi oppure per impedire ai profani la visione di riti particolari. L'interno è caratterizzato da un vestibolo delimitato da un secondo ordine di colonne, dal pronao, cella e adyton collegati in un insieme stretto e lungo.
Sono state rinvenute due metope tardo arcaiche che rappresentano Atena e Dioniso in atto di colpire a morte due Giganti, oggi conservate nel Museo Archeologico Regionale di Palermo.
Il Tempio F era dedicato forse ad Atena o forse a Diòniso.

Il Tempio G è il più grande di Selinunte e uno dei maggiori del mondo greco. La sua costruzione, pur protraendosi dal 530 al 409 a.C., rimase tuttavia incompiuta, come risulta dall'assenza di scanalature in alcune colonne, e dall'esistenza di rocchi di colonne delle stesse dimensioni ancora in fase di estrazione, nelle Cave di Cusa. Tra il cumulo delle sue rovine, si riconosce un peristilio di 8 x 17 colonne di cui solo una colonna è rimasta in piedi, chiamata localmente "lu fusu di la vecchia, “il fuso della vecchia”.
L'interno del tempio era composto: da un pronao prostilo a 4 colonne con due profonde ante terminanti a pilastro e tre porte di accesso all'ampia cella; da una cella molto larga divisa in tre navate caratterizzata da due file di 10 colonne più sottili che sostenevano una seconda fila di colonne, e da due scale laterali che portavano ai sottotetti; dall'adyton, posto in fondo alla navata centrale, all'interno del quale fu ritrovato il torso di un gigante ferito o morente e l'importantissima iscrizione chiamata Grande Tavola Selinuntina che contiene un vero e proprio catalogo dei culti praticati a Selinunte, oggi conservata al Museo Archeologico Antonio Salinas di Palermo; e infine da un opistodomo in antis non comunicante con la cella.
Fra le rovine, di particolare interesse risultano: alcune colonne rifinite che mostrano tracce dello stucco colorato; i blocchi delle trabeazioni che presentano scanalature laterali a ferro di cavallo entro le quali venivano passate le funi per il loro sollevamento.
Il Tempio G, dall'iscrizione rinvenutavi sembra che fosse dedicato ad Apollo, ma studi recenti vorrebbero attribuirlo a Zeus.

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