Pirrera di Sant'Antonio a Melilli
Pirrera di Sant'Antonio a Melilli, nota anche come Cava di Sant'Antonio, è uno splendido sito di archeologia industriale.
La Pirrera si apre ai piedi dell'omonima linea di costa, Costa Sant'Antonio, che delimita verso Nord ed Est l'altopiano calcareo su cui si erge l'abitato di Melilli.
Si tratta di una cava artificiale utilizzata per l'estrazione della pietra calcarea, scavata in galleria secondo il sistema classico di alcune latomie siracusane di età greca. Enormi piloni a base quadrata di 5 metri di lato e alti fino 26 metri disegnano corridoi ampi che si estendono per circa 2,5 chilometri quadrati. Si tratta di una vera e propria città sotterranea caratterizzata da una bellezza insolita e suggestiva per il gioco delle proporzioni, delle luci e delle ombre. Ad accrescere il fascino di questo luogo è la bellezza della pietra bianca di Melilli, considerata la migliore per qualità e bellezza dell'intero territorio.
Si ritiene che il processo di estrazione dalla cava sia iniziato nella seconda metà del 1400 e che abbia raggiunto il suo apice negli anni successivi al terremoto della Val di Noto del 1693, per fornire ai tanti cantieri la rinomata pietra calcarea necessaria alla ricostruzione degli edifici distrutti dal sisma.
Alla pietra si legarono le storie dei pirriaturi, i cavatori, che staccavano i blocchi dalle gigantesche pareti a colpi di piccone e cunei di legno; successivamente tali blocchi arrivavano a Melilli su muli disposti l’uno dietro l’altro e guidati dal “capo retina” e infine giungevano nei vari cantieri del paese, dove abili scalpellini locali scolpivano colonne, cornicioni, mensole, capitelli, ogni sorta di elemento architettonico e decorativo per la costruzione di palazzi, chiese e fortificazioni.