I Santoni di Palazzolo Acreide


I Santoni di Palazzolo Acreide

Davide Mauro - CC4.0

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 Via dei Santoni, 3 - Palazzolo Acreide (SR)

Il sito archeologico dei Santoni di Palazzolo Acreide è un santuario rupestre situato in prossimità dell'antica Akrai, che custodisce un complesso di figurazioni relative al culto di Cibele, la Magna Mater, grande madre degli dei.
Il sito, nonostante il deplorevole stato di conservazione, è unico al mondo per la grandezza e per la completezza delle rappresentazioni. Il sito è stato datato il IV e il III sec. a.C..
Il grande complesso di sculture rupestri ubicato lungo il lato meridionale del colle Orbo si svolge su un costone roccioso affacciato su un sentiero alle cui estremità si aprono due spianate semicircolari. Nelle due spianate e lungo il sentiero sono visibili delle pietre circolari, verosimilmente basamenti di altari.
Il sito ospita dodici grandi rilievi su un fronte di circa 30 metri, di cui dieci riproducono la medesima figura femminile mentre due contengono scene più complesse, con una pluralità di personaggi che le distingue.
Le sculture sono racchiuse in dodici ampie nicchie scavate nella roccia, undici poste sullo stesso livello e una posta su un livello più basso. Ulteriori nicchie più piccole, prive di immagini, completano la struttura che presenta un impianto architettonico regolare il cui carattere unitario ha consentito di identificare il luogo come un santuario. Il ritrovamento di lucerne, olle e piccole patere ha consentito, inoltre, di identificare il sito come sede di culto.
In dieci delle nicchie è riprodotta l'immagine della dea assisa in trono di prospetto circondata da altre figure. In uno solo dei rilievi la dea è raffigurata in piedi, a grandezza naturale.
L'identificazione della dea raffigurata nelle nicchie con Cibele è derivata dal raffronto con l'iconografia con cui essa era rappresentata nel mondo greco e, in particolare, ad Atene. La dea è raffigurata con il chitone pieghettato e l'himaton ricadente dalla spalla sinistra e raccolto sulle ginocchia. I capelli sono acconciati nella forma cosiddetta “a melone” con due lunghi riccioli che scendono sulle spalle e, sul capo, è posto il modio. Ai suoi lati, in basso, sono presenti due leoni in posizione araldica.
Tra le figure minori raffigurate accanto alla dea Cibele, in almeno cinque nicchie, sono stati identificati Hermes, Attis, Hecate, i Dioscuri, i Galli e i Coribanti.
Non è stata identificata la figura principale rappresentata all'interno della dodicesima nicchia, quella posta nel livello più basso. E’ stato escluso si tratti di Cibele per via della foggia dell'abito, una corta tunica che lascia scoperte le ginocchia che non trova alcun riscontro nell'iconografia della dea.
Nei rilievi sono stati individuati tre schemi iconografici che si ritrovano in monumenti di età ellenistica e romana.
Il primo schema iconografico vede Cibele affiancata dai Galli, sacerdoti della Dea e dai Coribanti, suoi mitici accompagnatori. Questi personaggi sono raffigurati in cinque rilievi come due piccole figure che appaiono alla destra e alla sinistra del capo di Cibele. Essi indossano una tunica, spesso un mantello, un berretto frigio e portano, come attributi, un timpano nella sinistra e un'asta nella destra.
Il secondo schema iconografico vede l'associazione di tre personaggi divini: Cibele, Ermes e Attis. Questo schema è riconoscibile nel secondo rilievo, il maggiore di tutto il complesso: Cibele è raffigurata in una posizione insolita, in piedi con le braccia allargate e le mani appoggiate, in gesto protettivo, sul capo di Hermes a destra e di Attis a sinistra. Il primo è riconoscibile per il caduceo, il secondo per il pedum pastorale e per la tipica posizione incrociata delle gambe.
Il terzo schema iconografico vede l’associazione di un'ulteriore triade divina: Cibele, Hermes ed Hecate. Questo schema lo si riscontra sempre nel secondo rilievo: alla destra di Attis è raffigurato un personaggio femminile di cui sono riconoscibili con sicurezza solo i contorni e parti di una tunica panneggiata. Il movimento in avanti del piede destro e la presenza, nella mano sinistra di un oggetto che somiglia ad una lunga torcia hanno portato ad identificare il personaggio con Hecate dadofora.
Nel secondo rilievo è, inoltre, presente un ulteriore elemento degno di nota: due personaggi che incedono su due grandi cavalli nei quali sono stati riconosciuti i Dioscuri. Anche di quest'ultimo schema iconografico, che associa i Dioscuri alla grande dea dei misteri, esistono riscontri in fonti epigrafiche e monumentali.
Il santuario rupestre di Akrai offre, quindi, nella ricchezza e nella complessità delle sue raffigurazioni, una sorta di sintesi di tutte le iconografie e delle dottrine teologiche connesse al culto della dea Cibele.
La singolarità del monumento acrense risiede proprio in questa contemporanea presenza, attorno alla dea, di personaggi che molteplici fonti letterarie, epigrafiche e monumentali indicano essere ad essa connessi, ma secondo formule distinte e, in nessun altro caso noto, in un'unica composizione.
Per vedere il complesso dei Santoni è necessario rivolgersi ad uno dei custodi della zona archeologica che vi guiderà anche nella visita.

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